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Emma Prestia, Traduzioni italiane dei refranes del Don Chisciotte
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1. Cada uno ha de hablar de su menester donde quiera que estuviere
QII, cap. XXXI
It. FRANCIOSINI: Ogn’uno hà da parlare del suo bisogno in qual si voglia parte, ch’ei si trovi (p. 305).
It. GAMBA: Ognuno ha diritto di parlare del suo bisogno in qualsivoglia parte si trovi (p. 287).
It. GIANNINI: Ognuno dice quel che gli fa bisogno dove che si trovi (p. 272).
It. CARLESI: Se uno ha bisogno di dire una cosa, bisogna pur ch’è la dica dove si trova (p. 852).
It. MARONE: Ognuno deve parlare secondo ne ha bisogno, dovunque egli si trovi (p. 297).
It. BODINI: Se uno ha bisogno, in qualsiasi parte si trovi deve pur parlarne (p. 839).
It. FALZONE: Ognuno deve parlare di quel che gli fa bisogno, dovunque si trovi (p. 657).
It. LA GIOIA: Ognuno deve dire quello che gli serve ovunque si trovi (p. 712).
It. CANALE: Uno deve parlare dei suoi bisogni dovunque si trovi (p. 1411).
Le traduzioni che risultano più analoghe all’originale e che cercano di mantenere la struttura sintattica spagnola di riferimento sono quelle di Franciosini, Gamba, Marone, Falzone e Canale. Marone e Falzone, così come Giannini e La Gioia, parafrasano il complemento di specificazione de su menester rispettivamente con "secondo ne ha bisogno" , "quel che gli fa bisogno" (sia Falzone sia Giannini) e "quello che gli serve"; Carlesi e Bodini riformulano la frase e la trasformano in una ipotetica, ma se il primo mantiene la posizione del verbo ha de hablar nella sua posizione originale (subito dopo il soggetto a inizio frase), il secondo lo pone invece in fondo al sintagma, preferendo mettere in posizione di focus il fatto di avere bisogno di qualcosa. Questo refrán è anche presente nel Refranero general español di Sbarbi alla p. 247.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 276.
2. [no te digo yo que parece mal un refrán traído a propósito; pero] Cargar y ensartar refranes a troche moche hace la plática desmayada y baja
QII, cap. XLIII
It. FRANCIOSINI: [non dico che paja male un proverbio detto a proposito, ma] Infilzarne all’impazzata, è causa, che il ragionamento sia debole, e basso (p. 417).
It. GAMBA: [non paiono male i proverbi detti opportunamente, ma] Lo sciorinare alla impazzata egli è un rendere il discorso debole e basso (p. 387).
It. GIANNINI: Infilzare proverbi a casaccio rende cascante e volgare la conversazione (p. 365).
It. CARLESI: Quel ficcare proverbi dappertutto e a casaccio, rende il discorso scipito e volgare (p. 949).
It. MARONE: Infilzar proverbi a tutto spiano, rende il discorso scipito e volgare (p. 407)
It. BODINI: Infilzar proverbi a casaccio rende la conversazione piatta e volgare (p. 931).
It. FALZONE: Infilzare proverbi a vanvera rende la conversazione scialba e volgare (p. 729).
It. LA GIOIA: Infilzare proverbi alla rinfusa rende il discorso barboso e volgare (p. 794).
It. CANALE: Infilzare proverbi alla carlona rende il discorso fiacco e triviale (p. 1571).
Il refrán non è tradotto letteralmente. Come nel caso precedente anche qui il termine refrán viene reso in italiano in modo generico con "proverbio". Franciosini e Gamba non traducono nuovamente il termine proverbio nella seconda parte dell’enunciato, ma lo ricollegano con "ne" e con "egli" che hanno funzione di clitici di ripresa. Diversamente dal testo di partenza e da tutte le altre traduzioni Giannini disloca a sinistra del sostantivo i due aggettivi che lo qualificano: cascante e volgare. Si noti soprattutto come cargar y ensartar a troche moche sia stato reso in italiano in modo diverso da ogni traduttore: infilzare all’impazzata (Franciosini); sciorinare all’impazzata (Gamba); infilzar a tutto spiano (Marone); ficcare dappertutto e a casaccio (Carlesi); infilzare a vanvera (Falzone); infilzare a casaccio (Giannini, Bodini); infilzare alla carlona (Canale). "Sciorinare" risulta diacronicamente più antico rispetto alle altre due lezioni "infilzare" e "ficcare"; ed è evidente l’uso di quest’ultima in un linguaggio di tipo colloquiale secondo il GRADIT. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre plática desmayada y baja: discorso debole e basso (Franciosini, Gamba); discorso scipito e volgare (Marone, Carlesi); conversazione scialba e volgare (Falzone); cascante e volgare la conversazione (Giannini); discorso barboso e volgare (La Gioia); conversazione piatta e volgare (Bodini); discorso fiacco e triviale (Canale). "Barboso", con il significato di ‘noioso’, è un aggettivo di recente introduzione nella lingua italiana, e il suo utilizzo si riscontra soprattutto in una conversazione colloquiale secondo il GRADIT.
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 362.
3. Contra el uso de los tiempos no hay que argüir ni de qué hacer consecuencias
QI, cap. XLIX
It. FRANCIOSINI: Non occorre che formi argumenti, e cavi consequenze contra l’uso de’ tempi (p. 641).
It. GAMBA: Contro l’uso dei tempi nulla c’è da sofisticare (p. 541).
It. GIANNINI: Parte di testo non presente.
It. CARLESI: Contro la moda dei tempi non valgono argomentazioni né illazioni (p. 546).
It. MARONE: Contro i costumi dei tempi non c’è da argomentare né da cavare conseguenze (p. 686).
It. BODINI: Contro l’uso dei tempi, non c’è proprio nulla da eccepire né da trarre illazioni (p. 545).
It. FALZONE: Contro l’uso dei tempi non c’è nulla da obiettare né alcuna illazione da fare (p. 427).
It. LA GIOIA: Contro l’andazzo dei tempi, non c’è molto da discutere né fare (p. 453).
It. CANALE: Dinanzi ai costumi di un’epoca c’è poco da dire o da dedurre (p. 899).
I traduttori che restano più fedeli al testo spagnolo e alla struttura di partenza sono Marone, Falzone e Bodini. Franciosini pone a fine frase il focus ‘contra el uso de los tiempos’ e non conserva i verbi all’infinito (argüir e hacer) ma adotta il congiuntivo presente ("che formi" e "(che) cavi"); Gamba e CANALE: mantengono il focus in prima posizione ma sintetizzano il resto del refrán; Carlesi e La Gioia si comportano come i due traduttori appena esaminati ma mantengono la coordinazione tra le due proposizioni negative presente nel testo spagnolo; Giannini infine omette del tutto, nella propria edizione, l’espressione proverbiale spagnola. Di seguito le varianti italiane adottate per tradurre uso de los tiempos: l’uso dei tempi (Franciosini, Gamba, Falzone, Bodini);i costumi dei tempi (Marone); la moda dei tempi (Carlesi); l’andazzo dei tempi (La Gioia); costumi di un’epoca (Canale). "Moda", sostantivo appartenente al lessico fondamentale dei parlanti, è diacronicamente più recente rispetto agli altri poiché è stato introdotto in italiano verso la metà del XVII secolo dal francese ‘mode’; "andazzo" è invece la soluzione stilistica più colloquiale tra quelle presenti (GRADIT 2007). Varianti per no hay que argüir: non occorre che formi argumenti (Franciosini)non c’è da argomentare (Marone); non valgono argomentazioni (Carlesi); non c’è nulla da obiettare (Falzone); non c’è molto da discutere (La Gioia); non c’è proprio nulla da eccepire (Bodini); c’è poco da dire (Canale). "Eccepire", col senso di ‘obiettare’, è diacronicamente più recente rispetto alle altre varianti adottate, poiché introdoto nel lessico verso la fine del XVIII secolo secondo il GRADIT. Varianti per ni de qué hacer consecuencias:(non occorre che) cavi conseguenze (Franciosini); né da cavare conseguenze (Marone); né illazioni (Carlesi); né alcuna illazione da fare (Falzone); né fare (La Gioia); né da trarre illazioni (Bodini);(c’è poco) da dedurre (Canale).
Fuente: Cervantes, Miguel de (1978), El ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha, edizione di Luis Andrés Murillo, Castalia, Madrid, p. 575.
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